Uno Sguardo Altrove

XVIII Edizione (2019) – Abel Ferrara

Protagoniste della sezione Uno sguardo altrove dell’edizione 2019 sono la cultura e la cinematografia albanese con la proiezione di Broken di Edmond Budina.

La proiezione è in collaborazione con Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa, per l’occasione della proiezione sarà presente la produttrice Adele Budina che vive a Roma e Nicola Falcinella dell’Osservatorio Balcani.

Albania: tra passato e futuro

di Nicola Falcinella, Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa

Un’Albania dove è difficile superare il passato e allo stesso tempo la modernità avanza veloce. La ritrae così, nel suo terzo lungometraggio dal titolo Broken, il regista Edmond Budina che dal 1992 vive con la famiglia in Italia. Un’opera lacerata e do- lente che vuole però essere speranzosa, so- spesa tra il dramma e l’intenzione di alleggerire il tono con momenti quasi da commedia. Il film inizia con l’uscita dal carcere, ad Ancona, del protagonista Jani e il suo ritorno in nave in patria, un viaggio a ritroso rispetto a quello compiuto anni prima. A Tirana trova tutto cambiato, iniziando da una città che fatica a riconoscere e lo disorienta. La moglie Irena è morta da tempo, il figlio Andi ha venduto il vecchio apparta- mento ed è diventato un ricco uomo d’affari nonché parlamentare. Dopo aver rifiutato i soldi e la sistemazione offertigli dal figlio, il protagonista decide di partire insieme al vicino Marko, anch’egli rimasto solo, alla volta del villaggio d’origine. Nel paesino semiabbandonato tra i monti scopre la propria abitazione occupata da una donna con due fi- glie. Costei è fiera, dura, indipendente e armata, anch’ella reduce da un periodo di detenzione.

Saranno le ragazzine, una più aperta e socievole, l’altra chiusa e sulla difensiva, a fare avvicinare a poco a poco gli adulti. Intanto Marko fa la conoscenza di un quartetto di arzilli anziani, con i quali diventerà protagonista di scenette dal sapore boccaccesco. Nei dintorni delle case è presente anche una grande discarica dove, in segreto e senza chiedere i permessi, Andi ha fatto trasportare e sotterrare anche rifiuti radioattivi. Il film è uno scontro tra il cinismo di chi pensa solo al denaro ed è convinto di poter comprare qualsiasi cosa e il senso di responsabilità di chi cerca di difendere ciò che è rimasto e proteggere le persone. Budina contrappone in maniera netta padre e figlio, ponendoli su due lati della barricata che si presentano inconciliabili. Essere interprete del genitore è per il regista e attore solo uno dei modi per far intendere chiara- mente da che parte sta, in un film dalla forte tensione etica. Si tratta di due uomini che hanno in comune solo la ferma determinazione nel raggiungere i loro obiettivi.

Andi è un affarista spietato, senza scrupoli, piega anche la legge al suo interesse, vede nel ritorno del padre solo un intralcio, dimentico di essere già stato difeso in passato. Jani, pur indurito dalla vita e disilluso, mantiene la sua rettitudine, cammina (pedinato dalla macchina da presa) con lo scopo di ricomporre i pezzi, anche se le sue intenzioni, da uomo di poche parole, non sono sempre manifeste. La sua spalla Marko è al contrario un pensionato tenero e patetico, doppiogiochista e incapace, che si barca- mena e cerca di approfittare delle opportunità. Intorno a loro c’è un Paese stretto tra pregiudizi, tradizioni, retaggi antichi, corruzione, ingordigia e rassegnazione: ci si controlla e si spia ancora più che durante il comunismo, ci sono affari sporchi ovunque. A rischio di risultare un po’ schematico, Budina vuole essere chiaro e non fraintendibile, compie un’operazione di autocritica per l’Albania, si propone di scuotere lo spettatore. Broken è un film d’autore che utilizza un linguaggio adatto per parlare a un pubblico largo, mescolando il dramma alla commedia.

Un esempio di cinema politico e civile che prosegue e precisa quanto già portato sullo schermo nei precedenti Lettere al vento (2005) e Balkan bazar (2010). Come quelli è un lungo- metraggio generoso, sincero e diretto, senti-

to e a suo modo urgente, badando a ciò che vuol dire e a una forma efficace per esprimerlo. Dalle altre due pellicole realizzate da regista tornano alcuni dei temi portanti: le contraddizioni del passaggio al capitalismo, l’eredità del regime, l’emigrazione soprattutto verso l’Italia e una società dilaniata da questioni aperte da troppo tempo. Il cineasta lo fa utilizzando lo schema del ritorno al villaggio natale, frequente nel cinema albanese recente, costringendo i personaggi a mettere a confronto ciò che sono diventati e il luogo da dove provengono.