Uno Sguardo Altrove
Nella terza edizione della sezione Uno sguardo altrove si rinnova la collaborazione con l’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e viene presentato il film Focus, Grandma prodotto dalla Bosnia Erzegovina e Turchia, del regista Pjer Žalica.
Una grande casa su una delle colline che circondano Sarajevo. Siamo nella primavera del 1992, nei giorni che precedono lo scoppio della guerra. Gli abitanti dell’edificio non lo sanno ancora o, meglio, non lo vogliono capire, a dispetto delle notizie che arrivano da là sopra. Si svolge in queste giornate tese Focus, Grandma di Pjer Žalica, una commedia nera familiare che si svolge intorno al capezzale di un’anziana moribonda. Le condizioni della donna, che vive con la figlia Kikinda e il genero Muhamed, peggiorano sempre più e il medico ha previsto che le resta poco da vivere. Per questo vengono convocati anche gli altri quattro figli della malata, disseminati per la Jugoslavia e uno anche a Milano. La famiglia è come un microcosmo che racchiude tutte le diverse componenti della Bosnia che stanno per fronteggiarsi con le armi. C’è Aša che si sente “croata”, pensa a quanto è accaduto a Dubrovnik ed è quella che teme di più la guerra. Ne discute soprattutto con Bane, che è arrivato dal Montenegro ed è filoserbo. Kikinda, che si occupa delle faccende di casa e cerca di appianare ogni divergenza, è musulmana come il marito. C’è poi il ricordo del padre artista, che aveva trascorso la vita in carcere come detenuto politico ed era stato rinchiuso anche sulla famigerata isola di Goli otok. Tutti si alternano intorno al letto della nonna, che tiene tra le mani uno stetoscopio come fosse un rosario, in attesa che gli eventi precipitino, ma il tempo passa e l’anziana ha anzi un sussulto. Così si scherza e si litiga, a coppie o a gruppi, soprattutto sull’eredità e sul destino dell’abitazione, complottando alle spalle dell’invidiata Kikinda, che fa da padrona di casa ed è il perno intorno a cui ruota tutto. Si parla anche del crescendo di episodi che preparano al conflitto, ma i presenti escludono l’eventualità peggiore, pur discutendo animatamente persino su quale emittente televisiva faccia più propaganda. Anche in questo il film rappresenta bene l’atmosfera della Sarajevo dell’epoca, quando nessuno credeva che la guerra sarebbe davvero arrivata in una città contrassegnata da un lungo passato di convivenza. Facendo tesoro dei pochi ambienti e del minimalismo produttivo, Žalica filma con la macchina a mano a suggerire l’instabilità della situazione e i diversi sentimenti che si combinano in un agrodolce inestricabile, fino all’ormai inevitabile deflagrazione del conflitto.